venerdì 10 febbraio 2017

Di arcobaleni, vegliardi e patate - Terza serata | Sanremo 2017

Arrivati alla terza serata del festivàl, io e la mia giuria popolare cominciamo ad accusare i primi segni di cedimento. Per cui decidiamo di affrontare la terza serata in compagnia di una bottiglia di vino e le nuove proposte scivolano un po' così, come il vino nei bicchieri, tant'è che a un certo punto vediamo sul palco dell'Ariston Johnny Depp, vestito da Nevruz con il cappello preso in prestito da Vinicio Capossela, che canta di ansia. E ridiamo molto.


Entrano i padroni di casa assoluti della televisione italiana: c'è poco da dire, sono impeccabili e tutto fila senza intoppo alcuno. C'è da dire che nella terza serata si sono concessi qualche sprazzo di umanità e improvvisazione in più. In uno di questi slanci Maria ci ha confidato il vero motivo per cui non percepisce alcun compenso ufficiale per la co-conduzione della kermesse: qualcuno per portare quegli orribili gioielli ogni sera l'ha ricoperta d'oro. Letteralmente. Altrimenti non si spiega perché ieri sera avesse scelto di portare al collo il cuore dell'oceano di Rose in Titanic.


Ma non perdiamoci in chiacchiere, finalmente riparte la gara. Questa è la mia serata preferita, quella delle cover, in cui finalmente sentiremo delle belle canzoni. Esordisce il coro dell'Antoniano di Bologna, con un medley dei loro migliori successi, dal moscerino ai gatti che erano 44, risultando di gran lunga più intonati di Gigi D'Alessio e Giusy Ferreri.


CHIARA
La domanda che ci ponevamo durante la prima serata finalmente ha trovato risposta: Irene Fornaciari è viva e lotta insieme a noi. E addirittura porta Diamante, una canzone del padre. Con un vestitino vedo/non-vedo, fiera della sua ritrovata magrezza.

VOTO: deve fare solo cover, che le vengono bene!




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